La via brulla

Pietre del Salento – La via brulla

“…Chilometri di via che sembrano infiniti, che lentamente si allarga entrando sempre più in un territorio un tempo considerato uliveto e che ora fa venire la pelle d’oca ed un senso di desolazione affascinante per le folte chiome disseccate opprimenti e i pochi rami verdi in ribellione…”

Prefazione

È risaputo che il territorio leccese non ha un’elevata concentrazione megalitica come la zona compresa tra Maglie e Otranto. Tuttavia, Giuseppe Palumbo, noto conoscitore ed esploratore del Salento, nelle sue ricerche effettuate intorno agli anni 50 del Novecento indicava la presenza di quattro pietrefitte sparse lungo la città di Lecce andate poi perse o distrutte.

Per colmare questa lacuna è sufficiente spostarsi a nord-ovest di Lecce, precisamente a Campi Salentina, dove si possono ammirare due interessanti monoliti detti Menhir Crucicchia e Menhir Sperti. In realtà ne esisteva anche un terzo chiamato Menhir Candido scomparso negli anni ’90 e che, insieme ai due sopracitati, venivano etichettati da alcuni storici con i nomi dei tre Re Magi conferendo ai monoliti un’aurea decisamente mistica.
Secondo il mio modesto parere il monolite che dovrebbe essere messo sotto la lente degli studiosi è sicuramente il Menhir Pietragrossa di Novoli per una serie di caratteristiche degne di nota; Il Menhir, infatti, presenta sulla parte superiore un foro di 4 cm di diametro soprannominato “foro dell’anima”, secondo alcuni utilizzato dagli antichi sciamani per far trasmigrare l’anima dei defunti durante lo svolgimento di particolari rituali. A rendere il monolite ancora più affascinante e misterioso è la sua rassomiglianza con il Menhir de Pierrefiche (da notare la quasi assonanza con Pietragrossa), un megalite situato nella Loira regione a Nord della Francia anche esso dotato di un piccolo foro posto sulla sua sommità. Inoltre, a ridosso del Menhir Pietragrossa vi è una certa quantità di pietre che, secondo il proprietario del fondo terriero, sarebbero state usate in passato per ricoprire un’antica tomba di origine preistorica.
Da segnalare infine il Menhir Aia della Corte ubicato nella città di Lequile a pochi metri dalla Chiesa del Redentore, un monolite rimaneggiato nel tempo e che presenta delle profonde incisioni sugli spigoli forse causate dallo sfregamento delle funi usate dai contadini per legare i propri animali da lavoro.

(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)

La via brulla

In sintesi

Da Lecce si prende la direzione verso Campi Salentina seguendo strade alternative alla solita strada provinciale trafficata. Un sentiero sterrato e pietroso lungo circa quattro chilometri è protagonista del percorso fino ad arrivare alla zona industriale di Campi Salentina dove ci aspettano due menhir da visitare.

Novoli, alle cui porte si trova il terzo menhir visitato, Carmiano, Magliano, Monteroni di Lecce, San Pietro in Lama e Lequile sono i Comuni attraversati e visitati in bicicletta sfruttando il più possibile la viabilità secondaria lontana dal traffico. Da Lequile, con l’ultimo monolite incontrato, un rientro a Lecce, inaspettatamente e fuori dalla solita periferia, dona un sapore retrò ai restanti pochi chilometri pedalati.

Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti/resort sul percorso pedalato.


Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da Lecce:

  • Menhir Crucicchia, Campi Salentina
  • Menhir Sperti, Campi Salentina
  • Menhir Pietragrossa, Novoli
  • Menhir Aja della corte, Lequile

Adatto a biciclette attrezzate per percorrere tratti pietrosi e sterrati. In particolare, a partire dalla periferia nord di Lecce, un sentiero pietroso potrebbe essere un pochino più ostico da attraversare, nulla di insormontabile comunque. Per larghi tratti le stradine secondarie sono asfaltate mentre sono brevi gli spezzoni sterrati. I dislivelli sono assolutamente impercettibili se non inesistenti. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente, soprattutto lungo i trecento metri della S.P. 4 da percorrere ed il tratto di strada compreso tra Carmiano e Magliano.

La via brulla

Esperienza e sensazioni

La periferia

Tra la realtà cittadina e quella della campagna esiste una dimensione di non facile lettura a cui si presta spesso poca attenzione. Mi riferisco alle periferie di ogni città, periferie poste ai margini di tutto e al centro di niente e generalmente poco valorizzate e poco considerate.

L’ampiezza di questa area varia da città a città e può essere influenzata da innumerevoli fattori come, per esempio, il fattore geomorfologico.

Fuori dalla periferia di Lecce

Lecce è una città a misura d’uomo con un’estensione contenuta ma, nel mio immaginario con una periferia molto articolata vista la scarsa resistenza a questo fattore.

Piazza Sant’Oronzo a Lecce

Lecce

Con questa premessa e convinzione siamo partiti il mattino in direzione Nord-Ovest dalla caratteristica piazza Sant’Oronzo, con la città già in fermento e pronta a far partire un’altra giornata. Nulla di sorprendente nel pedalare attraverso il nucleo storico fantastico con piazza duomo che riflette la calda luce del sole sulle sue pareti barocche.

Nulla di sorprendente nel pedalare su strade urbane secondarie fino ad affacciarsi ai margini della valle della Cupa dalla quale sbirciare in profondità verso le lontanissime terre d’Arneo cuore agricolo del Salento. Si intuisce dal rumore di fondo che siamo circondati da strade provinciali, circumvallazioni e snodi ferroviari ma l’occhio comincia a raccontarci un’altra realtà…

…perché, dopo aver percorso qualche centinaio di metri sulla strada provinciale che porta a Campi Salentina, svoltando bruscamente a destra per imboccare una piccola via asfaltata, ecco che la città e la sua periferia sparisce improvvisamente e…

Sottopassaggio ferroviario appena fuori in periferia di Lecce
Palazzo del seminario a Piazza Duomo di Lecce

…il sottopassaggio della tangenziale ovest sancisce l’inizio di un racconto fatto di quel materiale praticamente onnipresente in ogni sfaccettatura nel Salento, Le pietre.

Mille e mille pietre

Dura poco meno di due chilometri l’illusione di dover pedalare su di una tranquilla stradina secondaria asfaltata che lambisce un paio di strutture ricettive ed agricole, poi, inaspettatamente, il percorso indicato sul gps ci fa volgere lo sguardo verso una sottilissima striscia di terra che si perde tra arbusti e pietre che ci lascia perplessi circa la fruibilità in bicicletta mentre invano cerchiamo sbocchi alternativi con lo sguardo che incredulo continua ad essere attratto dalla via indicata.

Il sentiero tra le pietre

L’indecisione svanisce appena capito che non c’è alternativa, la via da seguire è quella, la via brulla senza vegetazione se non qualche basso arbusto secco, sentiero contornato da mille e mille pietre e piccoli massi appoggiati sulla terra rossa manco fosse marte, identitaria del Salento intrisa di fascino come poche, isolata dal mondo abitato.

Rudere ai margini del sentiero

Quattro chilometri di via che sembrano infiniti, che lentamente si allarga fino a diventare un sentiero carrabile ma solo per mezzi agricoli come i trattori, si entra sempre più in un territorio un tempo considerato uliveto e che ora fa venire la pelle d’oca ed un senso di desolazione affascinante a causa delle folte chiome disseccate opprimenti e i pochi rami verdi in ribellione alla xylella.

A farsi beffa del batterio i lunghi artigli dei rovi che avviluppano totalmente le pietre di un muro a secco asfissiato da esse e gli alberi di fico che si sono accaparrati gli spazi di un vecchio rudere evocante altri tempi.

Abbiamo attraversato il passato oppure ci è stato predetto il futuro? La domanda nei nostri pensieri, suggerita e alimentata dalla pedalata ritmata e costante impostata fino all’arrivo di Campi Salentina avrà una risposta? Il tempo risponderà…

Sandro Dumas (alias ancient-salento) tra le pietre del Salento

I monoliti

Da quì la rotta si inverte e l’interesse ora si sposta sui monoliti dalla storia millenaria che hanno dato origine alla nostra curiosità.

Menhir Crucicchia, Campi Salentina
I menhir nascosti
Menhir Sperti, Campi Salentina
Menhir Pietragrossa, Novoli
Menhir Aja della corte, Novoli

Dopo Campi Salentina le piccole cittadine attraversate che si susseguono donano il meglio nei nuclei storici arroccati intorno alle loro piazze che raccontano di un Salento che ha vissuto mille peripezie da cui scaturiscono racconti e storie tutte da percepire lungo le strade e stradine secondarie silenziose della valle della Cupa.

La piazza di Campi Salentina
San Pietro in Lama
Il rientro a Lecce
Porta San Biagio a Lecce

Il rientro a Lecce passa per Lequile, piccolissimi caseggiati che sembrano essere di altri tempi indirizzano la via del ritorno approdando dunque a Porta San Biagio provenienti da sud.

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