Il Parco dei Paduli – L’anello di congiunzione
“…Le vie del Parco dei Paduli sono anche queste, fatte di persone che con passione e senso di appartenenza vivono e raccontano il parco, nato non a caso, per essere ammirato e protetto…”
– Dal punto di vista di Komoot
L'anello di congiunzione
Prefazione
Lungo l’antica “Via te l’oju”, sorge una piccola chiesetta edificata su di un banco roccioso. Al suo interno si può ammirare un particolare affresco raffigurante San Donato affiancato da Sant’Antonio Abate e San Domenico.
I racconti del passato narrano di un tempo in cui, a difesa del luogo, veniva deposta sull’altare una grossa serpe (molto probabilmente un cervone, comunemente chiamata “sacara” nel Salento). Stranamente, la serpe appariva agli occhi dei contadini inoffensiva ed innocua, come se avesse in qualche modo subito l’influsso del luogo… Sostare in questo posto, è come fare un viaggio nel tempo, un tempo dove il cristianesimo andava a fondersi con il paganesimo, rendendo questa terra ancora più magica e misteriosa.
(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)
L’anello di congiunzione
In sintesi
Si parte da San Cassiano, piccolo centro e fulcro del Parco dei Paduli. Subito, dopo qualche centinaio di metri e per un paio di chilometri il percorso si snoda su una piacevole strada bianca in direzione Sanarica. Attraversato il borgo la direzione verso Muro Leccese è tutta pedalata su stradine secondarie asfaltate facili e senza dislivello in caccia di segni storico/culturali.
Meno apprezzata sarà la tratta che da Muro Leccese porta a Maglie salvo deviare in fondo per godersi un ingresso più consono alle biciclette e soddisfacente per chi vuole godere del circondario. Superata l’elegante Maglie, improvvisamente si pedalerà in un contesto paesaggistico e storico di alto livello lungo l’antica via dell’olio per poi dirigersi, sempre su stradine a bassissimo traffico motorizzato verso Scorrano.
Superato un altro paio di chilometri di cavalcavia trafficato, si volge verso Botrugno, Nociglia con il successivo ritorno a San Cassiano.
Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti/resort sul percorso pedalato.
Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da San Cassiano:
- Palazzo ducale, San Cassiano
- Basilica San Salvatore, Sanarica
- Palazzo ducale Basurto Sanarica
- Cripta Basiliana Maria SS Assunta Sanarica
- Menhir Croce di Sant’Antonio, Muro Leccese
- Palazzo del Principe Muro Leccese
- Via delle Franite, Maglie
- Menhir Crocemuzza o delle Franite, Maglie
- Palazzo baronale Capece, Maglie
- Antica via te l’oju, Maglie
- Cappella San Donato, Maglie
- Palazzo ducale Guarini, Scorrano
- Chiesa Santa Maria di Miggiano, Muro Leccese
- Palazzo marchesale, Botrugno
- Scultura di Don Chisciotte, Nociglia
- Cappella Madonna dell’Itri Nociglia
- Sepolture bizantine, San Cassiano
Adatto a biciclette attrezzate a percorrere tratti sterrati semplici ed una mulattiera i cui solchi ormai pietrificati possono creare qualche problema stando in sella a pedalare. Basta procedere a piedi ed il problema è risolto. Poco più di un chilometro di disagio ricompensati dal contesto attraversato. I dislivelli sono praticamente assenti e riconducibili ai cavalcavia da superare, viceversa, attenzione va posta lungo la inevitabile strada comunale trafficatissima che da Muro Leccese porta a Maglie e lungo la strada provinciale che collega Scorrano a Muro Leccese, anche questa inevitabile per poco meno di due chilometri e che consente di scavalcare la strada statale SS 275. Per il resto, escluse le percorrenze urbane, tutte stradine asfaltate. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente.
L’anello di congiunzione
Esperienza e sensazioni
La scelta del percorso
Il solito silenzio del primo mattino, i raggi del sole che obliquamente e timidamente si infilano tra i vicoli orientati ad est e l’aria ancora frizzantina di primavera, ci invitano a prendere un caffè per darci la sperata scossa innescante e partire. Scegliamo una di quelle caffetterie che, già perchè ricavata all’interno del palazzo ducale, ritieni essere un luogo storico. Lasciamo la bici fuori in piazza, un brusio a bassa voce proveniente dai tavolini adiacenti e Gianfranco indaffarato dietro il bancone del bar, all’apparenza tutti indifferenti, è quanto percepiamo al nostro ingresso unitamente al profumo fragrante della pasticceria già esposta.
Ci accolgono viceversa con un buongiorno che subito ti mette ad agio manco ci frequentassimo da una vita ogni mattina in quel di San Cassiano.
I rapporti umani saranno protagonisti in questa tappa dedicata al Parco dei Paduli.
Il fatto di aver volutamente scelto di collegare tra loro quasi tutti i borghi che ne fanno parte rende l’idea. A differenza delle cavalcate solitarie immersi nel cuore del Salento, il contesto predominante in cui si pedala è quello urbano, quello che cerca i nuclei storici dei borghi sonnecchianti e dai ritmi vissuti senza fretta, degli orologi posti sugli edifici municipali.
Chi li guarda, quelli, si pone il dubbio circa il loro muoversi, tanto danno l’impressione di esser statici, semmai, meglio affidarsi ai rintocchi delle campane della chiesa matrice, quelle scandiscono il tempo senza dover distrarre lo sguardo dalle proprie faccende anche stando lontani mentre si lavorano i campi.
Il percepibile
Inutile descrivere a parole cosa sono i sentieri sterrati percorsi tra San Cassiano e Sanarica, lasciamo questo compito alle immagini, non perchè siano più efficaci ma semplicemente non riescono a trasmettere il valore olfattivo addirittura predominante di questa stagione. L’erba, i fiori, la stessa terra, sprigionano le essenze aprendo ai ricordi dell’infanzia passata a razzolare in pantaloncini corti non lontani da casa ma liberi di muoversi.
Da Sanarica, i pochi chilometri percorsi su stradine secondarie asfaltate non sono affatto anonimi. Addirittura una larga strada provinciale costeggiata, quella che collega Maglie a Santa Cesarea, diventa trasparente (così come lo diventa quella cicatrice che spacca in due il Parco dei Paduli e tutte le stradine di collegamento storiche, la strada statale SS 275) di fronte ad un luogo di sosta e raccoglimento come la piccola cappella isolata dedicata alle Madonne della Sarmenta.
Si, sono addirittura più di duecento le immagini raffigurate della Madonna, ogni volta in forma diversa e che denota quanto la devozione religiosa sia un cardine importante della vita culturale degli abitanti salentini.
Per non farci mancare proprio nulla, prima di approdare alla splendida piazza di Muro Leccese fatta di quel materiale tanto rinomato nel mondo, la Storia dalla esse maiuscola ci dona, in modo fin troppo discreto, tracce messapiche di oltre duemila anni fa come se nulla importasse.
La cittadina elegante
Da Muro Leccese un rettilineo trafficatissimo ci desta bruscamente e ci riporta ai giorni nostri. Lo strombazzare impaziente e arrogante degli automobilisti deve essere sopportato per due chilometri e mezzo (purtroppo senza alternative) per poi essere salvati da un’acuta svolta a sinistra alle porte di Maglie.
E’ riconciliante pedalare ed approcciarsi al nucleo urbano dalle “franite”, via di collegamento storica che univa Maglie a Muro Leccese tra i terreni dell’antica masseria “delle Franite”, in fondo alla quale l’omonimo menhir ci riporto indietro in un tempo ancora più arcaico.
Ci approcciamo ad una elegante e signorile Maglie, una Maglie in fermento, pronta a sfoggiare l’abito migliore vista l’imminente festa patronale in arrivo,
le luminarie decorano i palazzi storici e, pur nell’insegna delle tradizioni popolari, esse staticamente contrastano il caotico andirivieni della contemporaneità.
Via te l’oju
Poche centinaia di metri e tutto viene rimesso in discussione. La città lascia improvvisamente spazio ad un sentiero stretto e avvolto da muretti a secco antichi e vegetazione rigogliosa, se non fosse già sufficiente, una via mulattiera apre uno squarcio sulla Storia economica salentina.
L’antica “via te l’oju”, arteria importante per trasportare l’olio lampante verso Gallipoli, porto e centro di smistamento di questa preziosa risorsa che ha forgiato il territorio fino ai giorni nostri.
Nel mezzo la sorprendente chiesetta di San Donato di cui stupisce il cancello in ferro battuto ad impreziosire quanto già incredibilmente valorizzato dalla natura.
Il connubio perfetto, l’operosità dell’uomo in sintonia con la natura. Un tempo non molto lontano funzionava così!
La solita stradina secondaria
La “solita” stradina secondaria a traffico motorizzato quasi nullo ci guida verso la prossima destinazione, Scorrano. Un’altra perla salentina, un nucleo storico composto da corridoi stretti e lunghi lungo la direttrice nord-sud, la svolta e l’approdo alla luminosissima piazza, affaccio del palazzo ducale Guarini il cui dirimpettaio è un forno, panificio storico.
E’ sosta obbligata, l’olfatto, ancora una volta, ha il sopravvento ma la differenza la fa senza alcun dubbio la cortesia, l’accoglienza ed il sorriso di chi quì ci lavora. Elisa racconta i prodotti ancor prima di venderli, pucce con le olive, biscotti, pane di grano, frise, pasticciotti, dolci farciti di crema, ciambelle, paste secche, tutto cotto ed estratto da un forno secolare. A qualcuno però interessa relativamente visto com’è impegnato a disfarsi della crema spalmata sulle labbra, prova schiacciante, a suo carico, dell’impazienza sopravvenuta. Che golosa sgarbataggine!
Non possono mancare all’appello i bizantini, i quali, per mezzo della Chiesa di Santa Maria di Miggiano posta in direzione Botrugno e la Cappella Madonna dell’Itri di Nociglia, sono rappresentanti del racconto che inanella addirittura figure come il Goleg o Don Chisciotte lungo la direttrice verso Nociglia ed il suo torrione del palazzo baronale.
La fine del racconto lo segna il rintocco delle campane di mezzogiorno, neanche l’avessimo programmato, iniziano a suonare con il nostro riapparire nel punto di partenza. Un anello di congiunzione perfetto…
Le vie del Parco dei Paduli sono anche queste, fatte di persone come Elisa, Gianfranco, Pino e Sandro che con passione e senso di appartenenza vivono e raccontano il parco, nato non a caso, per essere ammirato e protetto…