Da Tuglie in bici? …Si può! – Parabita, Matino
“Capita anche di doversi semplicemente spostare da un Comune all’altro senza necessariamente pensare ad un’automobile come mezzo di trasporto. Si può prediligere la mobilità dolce, soprattutto quando scarseggiano anche i mezzi pubblici?”
Da Tuglie in Bici..? Si può!: Il preambolo per avere un quadro di insieme
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Da Tuglie in bici - Parabita, Matino
– Dal punto di vista di Komoot
Partendo dalla piazza di Tuglie
Il percorso si dirige verso sud-est dopo essere usciti dall’abitato lambendo l’area mercatale di Tuglie appena fuori dal nucleo storico di Piazza Garibaldi. Bisognerà attraversare la extramurale perpendicolarmente inserendosi come a svoltare verso sinistra salvo poi imboccare immediatamente una stradina secondaria posta praticamente di fronte all’incrocio appena attraversato.
Tra Tuglie e Parabita
Si sarebbe potuto scegliere la strada provinciale più breve che collega direttamente Tuglie con Parabita ma, se si vuole evitare di condividere la strada con il traffico ordinario automobilistico allora meglio allungare un pochino,
percorrere le strade di campagna e godersi la tranquillità di queste tipiche vie di comunicazione salentine.
Presa la stradina secondaria pavimentata in asfalto, svoltati in direzione sud, si pedala fino ad arrivare a ridosso della rotatoria punto di snodo che collega Collepasso, Alezio e Parabita. Prima di arrivarci però, sarà necessario cambiare direzione qualche volta, sempre percorrendo stradine secondarie,
tra poderi e villette private e fiancheggiando a tratti gli argini dei piccoli canali di bonifica presenti. Il superamento di un brevissimo tratto di sterrato segna l’arrivo alla rotatoria da superare.
La rotatoria in ingresso a Parabita
Si sbucherà direttamente ai bordi della rotatoria che dovrà essere percorsa quasi per intero per potersi inserire sulla Strada Provinciale 361 in direzione Collepasso. La sua percorrenza sarà necessaria per appena cento metri, si devierà quindi su una stradina sterrata parallela
evitando così la convivenza con mezzi che viaggiano a velocità decisamente più sostenute rispetto ad una bicicletta.
La larghezza della carreggiata agevola comunque il transito in relativa sicurezza. L’approccio alla rotatoria dovrà viceversa essere molto cauto facendo in modo di farsi notare quando la si imbocca. E’ in effetti una rotatoria a cui il traffico motorizzato si avvicina a grande velocità da ogni direzione agevolati dai rettilinei di provenienza.
Parabita
Superata la tranquilla sterrata parallela alla S.P. 361, si raggiunge la periferia di Parabita in un chilometro mentre il centro abitato, individuato in questo caso con la Basilica della Maria S.S. della Coltura, è già visibile superato il passaggio a livello della linea ferroviaria Sud-Est.
Verso Matino
Poco da dire riguardo alla strada che porta a Matino. In effetti, dopo aver attraversato la piazza antistante la Basilica S.S. Madonna della Coltura, Parabita e Matino si avvicendano ormai come centri abitati unificati senza soluzione di continuità e percorrere la strada urbana rettilinea è l’unica soluzione possibile. D’altronde le strade sono di tutti e dovrebbero esser luoghi di condivisione ed incontro.
Pretendere una ciclabile che accentua ulteriormente la contrapposizione tra utenti forti e deboli della strada va contro questo principio.
Massa critica e Cultura dovranno prevalere se vogliamo salvaguardare spazi democratici. La strada è di tutti, a partire dal più fragile (cit. Fondazione Michele Scarponi)
Matino
Ecco dunque la destinazione di Matino. Brevi pendenze si affrontano districandosi tra i vicoli del centro storico per raggiungere piazza San Giorgio ed il suo palazzo dei Marchesi del Tufo.
La riflessione
Ancora una volta, durante la progettazione delle grosse arterie stradali, non si è tenuto conto degli attraversamenti delle stradine secondarie che puntualmente vengono tagliate fuori e, con esse, gli attraversamenti potenzialmente sicuri per la mobilità dolce.
La Strada provinciale 361 taglia il Salento trasversalmente e sarebbero bastati piccoli accorgimenti per consentire agli utenti deboli della strada di attraversarla in sicurezza.
Un esempio pratico viene proprio da tutte le strade di collegamento tra Tuglie e Parabita, progettate in modo autocentrico e che costituiscono un pericolo per chi vuole muoversi in bicicletta.
Incentivare le persone a muoversi in modo attivo passa anche da questi dettagli e apportare le giuste modifiche significa aumentare la sicurezza stradale a costi veramente irrisori a beneficio di tutti.
In sintesi
Le distanze sono percorribili in pochissimo tempo. Per raggiungere Parabita ci si mette non più di quindici minuti mentre raggiungere Matino con ulteriori dieci minuti è possibile. Un lungo rettilineo urbano collega le due cittadine per qualche chilometro mentre gli ultimi metri si aggrovigliano volutamente nei vicoli stretti del nucleo storico di Matino fino ad aprirsi improvvisamente e terminare nella piazza di San Giorgio.
In un totale di venticinque minuti abbondanti si arriva a destinazione senza sudare, Meno di cinque chilometri in pianura per Parabita ed un ulteriore paio di chilometri, tutti in ambito urbano, per Matino. Dislivelli? Neanche a parlarne…
I rischi affrontati per strada sono intrinsechi e i soliti che si corrono quando si è in strada a prescindere dal mezzo utilizzato, dunque, nessun’ostacolo insormontabile o spauracchio. Solo la giusta attenzione durante i pochi attraversamenti mentre la massima attenzione va posta sulla rotatoria della S.P. 361.
Alla domanda se vale la pena usare la bicicletta per andare a Parabita oppure a Matino paragonando i tempi di percorrenza in macchina rispondo: Io non ho dubbi. A voi la scelta… L’alternativa c’è se lo si vuole…
Le chicche strada facendo:
Bavota
Il ritrovamento in contrada Pane del monolite affrescato raffigurante la Madonna col bambino conosciuta oggi come Madonna della Coltura è all’origine del culto verso l’attuale patrona di Parabita. A simboleggiare Il luogo di ritrovamento c’è il monumento eretto in onore della S.S. Madonna della Coltura costruito a ridosso della rotatoria incrocio sulla strada di collegamento tra Collepasso ed Alezio (S.P. 361) e visibile proprio durante il transito verso Parabita. Di per se, il monumento non è artisticamente rilevante ma,
il fatto che un monolite affrescato di origine bizantina fosse lì nascosto sotto terra fa venire in mente che a poca distanza sorgesse l’antica cittadina messapica di Bavota successivamente colonizzata dai greci e dunque, verso l’ottavo secolo, dai monaci bizantini.
Va detto che i monaci basiliani perseguitati durante le lotte iconoclaste erano soliti nascondere i loro tesori materiali non appena la minaccia di invasione e distruzione dei saraceni si fosse materializzata, fatto poi verificatosi nel 927 d.C.. E’ dunque verosimile pensare che il monolite sia arrivato ai giorni nostri grazie alla tempestiva messa in sicurezza per mano dei monaci dell’opera d’arte sacra.
Quanta Storia è possibile percorrere e raccontare in pochi chilometri attraversati in bicicletta!?