Il supposto della ghianda

Il Salento Bizantino – Il supposto della Ghianda

“Percorrere la stupenda via francigena fatta di ghiaia e sentieri sterrati con gli scenari in continua mutazione, il susseguirsi dell’azzurro profondo del mare che appare e scompare tra la vegetazione che spezza l’orizzonte, provoca uno stato di ebbrezza tale da perdere la cognizione del tempo…”

Prefazione

La Quercia Vallonea è geograficamente accomunata alla cittadina di Tricase per un famoso esemplare presente sulla strada diretta a Tricase Porto. Arcinota agli abitanti salentini come “Quercia dei Cento Cavalieri” per via di una leggenda legata a Federico II di Svevia, incuriosisce la supposizione circa l’esistenza di uno stretto legame tra la presenza dell’albero nel territorio salentino e i monaci basiliani.

Pare infatti che la fuga della comunità basiliana dall’oriente scatenata dalle persecuzioni iconoclaste del X secolo, abbia costretto gli stessi a far scorte di ghiande a scopo alimentare e che tale circostanza abbia favorito l’approdo di sacchi pieni di questo frutto sulle coste italiche sud-orientali. La Quercia Vallonea è produttrice delle ghiande più grandi al mondo. Essendo solo una delle supposizioni immagino ce ne siano delle altre e, neanche a farlo apposta, essa coinvolge i “contrapposti” ai monaci basiliani. Gli arabi e quindi (per mia associazione) i saraceni, aggettivo utilizzato a partire dal II secolo d.C. sino a tutto il medioevo per indicare i popoli provenienti dalla penisola araba (definizione Wikipedia), si presume avessero diffuso la Quercia Vallonea per produrre le ghiande utili a ricavare il tannino usato per conciare le pelli. Quest’attività produttiva era tra le più praticate nel territorio di Tricase anche dai monaci bizantini residenti nell’Abbazia di Santa Maria del Mito. Non voglio indagare oltre… Non vorrei scomodare anche i Normanni.

(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)

Il supposto della ghianda

In sintesi

Partendo da Tricase si attraversano i nuclei storici di Lucugnano, Specchia, Miggiano, Montesano Salentino, tutti collegati tra loro da stradine secondarie a traffico quasi nullo, non prima però di aver visitato la Cripta Madonna del Gonfalone da approcciare con cautela perchè posta a ridosso di una strada provinciale trafficata.

Dettaglio Chiesetta Santa Eufemia
Dettaglio Chiesetta Santa Eufemia

Per raggiungere Castiglione d’Otranto bisognerà pedalare su una strada provinciale per poco meno di due chilometri. Da Castiglione i primi accenni di sentieri gravel ed una successiva stradina di campagna asfaltata porteranno ad Andrano. La via francigena indicherà il percorso di ritorno verso Tricase ma la spettacolarità che offre questo tratto di dieci chilometri circa è da applausi.

Tutte visibili dal percorso pedalato

Le Cripte a volte non sono direttamente accessibili in bicicletta ma si necessita di percorrere brevissimi tratti addirittura a piedi oppure sono di pertinenza di proprietà private. Bisognerà informarsi sulla possibilità di visita. Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti durante tutto l’arco del percorso.
Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da Tricase:

  • Rione di Sant’Eufemia, Tricase
  • Cripta Madonna del Gonfalone, Tricase
  • Chiesetta Santa Eufemia, Specchia
  • Cripta Santa Marina, Miggiano
  • Cripta Spirito Santo, Castiglione
  • Cripta Madonna dell’Attarico, Andrano
  • Abbazia Santa Maria del Mito (oppure de Amito), Tricase
  • Quercia Vallonea dei cento Cavalieri, Tricase

P.S.: Adatto a tutte le tipologie di biciclette dotate di pneumatici che possono percorrere strade sterrate e bianche, i sentieri della serra del Mito sono da percorrere con cautela. Consiglio di godersi i panorami scendendo dalla bicicletta e proseguendo a piedi fino alla Torre del Sasso. Un primo dislivello è da affrontare subito fuori dalla cittadina di Tricase mentre presenta un forte dislivello la discesa verso Tricase Porto (consigliatissimo un efficiente impianto frenante) ed una altrettanto ripida risalita da affrontare anche al ventidue percento di pendenza in circa duecento metri di distanza nel tratto finale. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente. In particolare fare attenzione durante la sosta nei pressi della Quercia Vallonea accerchiata dalle arterie di comunicazione tra Tricase e Tricase Porto.

Il supposto della ghianda

Esperienza e sensazioni

Tricase all’avvio

Piazza Don Tonino Bello è appena lambita dal sole al mattino di Tricase. Le alte mura del suo Castello e della Chiesa della Natività proteggono non poco dalla fresca ma lieve tramontana proveniente da nord.

Conoscere la temperatura invernale è poco rilevante, a queste latitudini la percezione del freddo la detta il tasso di umidità che, in questa giornata, sfiora il novantotto percento.

Facciata Chiesa di Sant'Eufemia
Eretta su un’area monastica di origine bizantina dedita al culto di Sant’Eufemia da cui deriva il nome del rione.
Il palazzo la chiesa e la bicicletta
Piazza Don Tonino Bello

Spinto dal desiderio di raccogliere il tepore del sole, imbocco l’arco che unisce il castello al luogo di culto e mi affido a questa vivace cittadina che, un po’ caotica, un po’ tranquilla, a seconda dell’ora e delle strade percorse, mi accompagnerà verso il rione di Sant’Eufemia e in uscita dal centro abitato.

Madonna del Gonfalone

Ci pensa uno strappetto lungo un centinaio di metri a scaldarmi le gambe mentre il cuore si sveglia dal torpore dei battiti tranquilli rompendo gli indugi. Si parte quindi, le classiche vie secondarie salentine, asfaltate, strette e a bassa intensità di traffico, ci permettono di raggiungere il volto bizantino della Madonna del Gonfalone,

Cripta Madonna del Gonfalone
La cripta Madonna del Gonfalone
Altare Madonna del Gonfalone
Altare principale della cripta Madonna del Gonfalone
Volto bizantino Madonna del Gonfalone
L’icona della Madonna del Gonfalone

in pochi chilometri la piccola piazzetta graziosa di Lucugnano e la più rinomata Specchia, il cui nucleo storico è molto frequentato e apprezzato nel periodo estivo ma che non disdegno affatto di visitare d’inverno quando ogni borgo diventa silenzioso e a misura d’uomo, dove i ritmi di vita consentono di godere dello scorrer lento degli orologi e, perchè no, scambiare due chiacchiere con la massaia affacciata sull’uscio di casa argomentando su curiosità reciproche.

La sequenza dei borghi

Piacevolissimo il passaggio in uscita da Specchia. In discesa, scortati da alti e storici muretti in pietra come a percorrere un labirinto, si lascia alle spalle il nucleo urbano sospinti verso Miggiano, sembra quasi voglia indicare la giusta direzione. In rapida successione Miggiano, Montesano Salentino e Castiglione d’Otranto, raccontano la stessa atmosfera pacata ma collegate tra loro da una strada provinciale tutto sommato tranquilla complice, probabilmente, il periodo stagionale.

Alti muri in pietra e bicicletta
Il labirinto di muri in pietra fuori Specchia
Piazza con orologio e bicicletta a Castiglione d'Otranto
L’orologio sulla piazza di Castiglione d’Otranto
Archi e discesa da Specchia
In uscita da Specchia
Cripta Santa Marina a Miggiano
Cripta Santa Marina a Miggiano
Altare con candele
L’altarino interno alla cripta Santo Spirito
Municipio con orologio a Miggiano
Il nucleo storico di Miggiano

Alzare lo sguardo dal manubrio e scorgere gli orologi incastonati ora sulle facciate dei municipi, ora sulle torrette appositamente erette per alloggiarli è il miglior modo per sentirsi padroni del tempo effimero, tempo inseguito accelerando con l’illusione di poterlo raggiungere.

Abside Chiesetta Santa Eufemia
Abside Chiesetta Santa Eufemia, Specchia
Cripta Spirito Santo e bicicletta
Cripta Spirito Santo Castiglione d’Otranto
Chiesetta Santa Eufemia con bicicletta
Chiesetta Santa Eufemia, Specchia
Pilastro sostegno interno cripta spirito santo
Interno Cripta Spirito Santo

I tratturi di Masseria Monti

“No, la vita può essere altro” sembrano voler suggerire e senza accorgermi pedalo su tratturi sterrati stupendi che si incrociano vicendevolmente a ridosso dell’imponente Masseria fortificata Monti.

Pagliara con muro in pietra e bicicletta
Le pagliare sulla via per Andrano
Segnaletica in legno
La via segnalata dei tratturi
Masseria fortificata Monti prospettiva laterale
Masseria fortificata Monti a Castiglione d’Otranto
I tratturi e la bicicletta
Il tratturo di Masseria Monti

La sensazione che da queste parti formino un dedalo è suffragato dal fatto che, ad ogni incrocio, le indicazioni poste stuzzicano la voglia di cambiar direzione ed esplorarli tutti mentre il sentiero gradualmente si trasforma in stretta stradina asfaltata conducendo alle porte di Andrano e il suo bel castello con tanto di fossato.

I sentieri ben curati di Castiglione d’Otranto

Madonna dell’Attarico

Leggere o sentir parlare di ovvietà porta a pensare allo scontato, al banale, a qualcosa che è in antitesi con la sorpresa, lo stupore, con la meraviglia. Eppure è tanto ovvio quanto stupefacente imboccare la via francigena da queste parti. Non esiste alternativa migliore per tornare a Tricase. Raggiungere la cripta della Madonna dell’Attarico è propedeudico e predisponente verso l’incantamento,

Uscita cripta Madonna dell'Attarico
La cripta Madonna dell’Attarico ad Andrano

si certo, a differenza della trance agonistica, stato psicologico in cui quello che ti circonda non ha più valenza, questa condizione dissociata porta esattamente all’opposto.

Croce affrescata Cripta Madonna dell'Attarico
I fievoli affreschi ancora visibili
Stradina tra pini e muretti in pietra
La via francigena di Andrano

Tutto quello che ti circonda viene enfatizzato mentre i gesti compiuti come pedalare, camminare, respirare non vengono più percepiti. La Serra del Mito prende il sopravvento e induce a questo stato d’animo. La visita all’abbazia Santa Maria del Mito costringe però ad una breve deviazione prima di imboccare il sentiero sulla serra.

Abbazia Santa Maria del Mito

Fu probabilmente uno dei centri bizantini più importanti del luogo eppure il sostantivo comunemente usato per identificarla è “Masseria”. Per togliermi il dubbio se classificarla come tale ho l’occasione di interpellare un anziano contadino che, con gesti lenti e decisi, assolve a tutte le manualità necessarie per portare avanti il suo mestiere. L’appezzamento su cui lavora ha come sfondo il massiccio torrione dell’abbazia che svetta alto un centinaio di metri davanti a noi.

Strada gravel tra muri in pietra e bicicletta
Approccio alla masseria del Mito

“Ehi…mi scusi, mi saprebbe dire se quella che ho di fronte è un’Abbazia oppure una Masseria? Il contadino, in piena continuità gestuale e senza alcun segno di distrazione risponde… “Masseria! Da sempre è la Masseria, la Masseria t’ù Mitu!”…

Torrione Masseria del Mito
Tra gli ulivi e recintata da mura in pietra
Mura di Masseria Monti e Torrione
Mura di cinta possenti ristrutturate
Masseria Monti lambita dalla provinciale
Masseria del Mito oppure Abbazia del Mito?

Con voce ferma e senza esitazione la risposta non lascia spazi ad ulteriori dubbi e, da ora in avanti, quella per me sarà “La Masseria” anche se il primo sostantivo non necessariamente esclude l’altro (ancora mi chiedo se il contadino mi stesse aspettando e se già sapesse quale domanda gli stessi per porre).

Il primo approccio alla serra del Mito

Serra del Mito

La Torre del Sasso è probabilmente la torre più spettacolare da ammirare tra tutte quelle che si affacciano sulle coste salentine. Arroccata alle pendici del Mito dona una prospettiva della costa profonda e da mozzafiato.

Rettilineo gravel della via francigena
Rettilineo gravel tra Andrano e Tricase

Percorrere la stupenda Via Francigena fatta di ghiaia e sentieri sterrati con gli scenari in continua mutazione, il susseguirsi dell’azzurro profondo del mare che appare e scompare tra la vegetazione che spezza l’orizzonte, provoca uno stato di ebbrezza tale da perdere la cognizione del tempo.

Bicicletta all'ombra tra muri in pietra
La via francigena verso Tricase
Sentiero sul mare con manubrio
Sentiero sulla serra del Mito

Il risveglio è brusco davanti ad una striscia d’asfalto perfetta e nera. Un cartellone stradale indicante “TRICASE PORTO” costringe a dosare la forza impressa alle leve dei freni e contrastare la fortissima pendenza in discesa.

Serra del MIto e bicicletta
La vista sul mare Adriatico
Torre del Sasso in controluce

V come Vallonea

E’ fatta, Tricase è a pochi chilometri, la Quercia Vallonea è a due colpi di pedale. Per dare un’idea di quanto sbagliata fosse la percezione di essere ormai arrivato a due passi dall’arrivo tenendo conto solo del parametro chilometrico userò una semplice lettera dell’alfabeto:

Strada asfaltata in discesa a Tricase Porto
Discesa direzione Tricase Porto
Sottopassaggio con bicicletta
Sottopassaggio e ritorno a Tricase
Quercia Vallonea d'inverno a Tricase
La quercia dei cento Cavalieri

V come Vallonea, V come simbolo di discesa e risalita, V come ventidue, la pendenza in percentuale affrontata in salita! Tranquilli, come al solito, queste ebbrezze nel Salento durano solo per pochissima distanza… la ghianda in saccoccia il giusto premio…

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