Le Fortificazioni nel Salento – OmoMorto in Finibus Terrae
“Terminata la scorpacciata di piccoli borghi in rapida successione, una bellissima sensazione di solitudine ci pervade; meno di dieci chilometri di dolci sali e scendi tra stradine che assecondano le ruote della bici nella quiete dell’entroterra salentino fino a scorgere d’improvviso Presicce. Si raggiunge letteralmente tuffandosi giù per dei tornanti stupendi sorretti ai fianchi da muri in pietra che ricordano strade antiche dei tempi ormai passati…”
– Dal punto di vista di Komoot
Omo morto in Finibus Terrae
Prefazione
Terribili giganti abitavano le terre del Salento quando Ercole Libico sbarcò sulle sue coste. Egli scagliò contro di loro macigni strappati alla scogliera uccidendone qualcuno e liberando dai giganti il territorio.
Ossa umane furono ritrovate in una delle tante grotte presenti nel capo di leuca e nei pressi della torre dell’Omomorto ossia la torre vecchia di S.M. di Leuca. La leggenda vuole che fossero le ossa dei giganti uccisi. All’interno della torre di avvistamento eretta per volere dell’Imperatore Carlo V a protezione di Leuca dalle scorribande dei saraceni nel XVI secolo, furono ritrovate delle ossa umane, probabilmente resti di saraceni lì approdati
(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)
OmoMorto in Finibus Terrae
In sintesi
Tutte visibili dal percorso pedalato
Fortificazioni ormai abbandonate si alternano a strutture attrezzate per l’accoglienza enogastronomica e/o alberghiera, in alternativa, sono presenti nelle immediate vicinanze nella maggior parte dei casi. Bisognerà informarsi sulla possibilità di visita o fruizione.
Percorso adatto a tutte le tipologie di bicicletta dotate di pneumatici che possono percorrere un minimo di strade bianche e sterrati anche se per brevi tratti. Non presenta particolari difficoltà di percorrenza se non un paio di brevissimi dislivelli da pedalare.
Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da S.M. di Leuca:
- – Torre vecchia dell’Omomorto, S.M. di Leuca
- – Torrione di Salignano, Castrignano del Capo
- – Borgo Terra, Castrignano del Capo
- – Cento pietre e Chiesa di San Giovanni, Patù
- – Chiesa Madonna di Vereto, Patù
- – Torre Castello, Patù
- – Castello di Giuliano di Leuca
- – Torre Capece, Barbarano
- – Palazzo ducale di Presicce
- – Castello medievale, Acquarica del Capo
- – Masseria Torre Gelsorizzo, Acquarica del Capo
- – Masseria del Fano, Salve
- – Masseria Aparo Valentini, Salve
- – Masseria Don Cesare, Pescoluse
- – Masseria Borgin, Salve
- – Masseria Santu Lasi, Salve
- – Torre Montano, Salve
- – Castello di Morciano
- – Torre Marchiello, Felloniche
Sono presenti comunque lievi sali e scendi in quasi tutto il percorso. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente.
OmoMorto in Finibus Terrae
Esperienza e sensazioni
Santa Maria di Leuca
Se si parte da Santa Maria di Leuca, qualsiasi direzione tu voglia prendere, sarà molto probabile che si debba affrontare una salita. Vale anche per questo percorso tracciato. Per arrivare a Castrignano del Capo saranno circa 120 metri in sei chilometri tutti percorsi su stradine secondarie asfaltate.
Salignano e Castrignano del Capo sono praticamente appaiate ed accomunate dai profumi tipici dei paesini salentini come quello di bucato appena steso ad asciugare oppure il profumo di cucinato tra i vicoli e che scatena l’acqualina in bocca a qualsiasi ora. Entrare nel piccolissimo Borgo Terra, posto al centro della stessa Castrignano, ti catapulta in un agglomerato medievale formato da pochi vicoli strettissimi e disabitati almeno in apparenza.
L’Antica Vereto
Patù, a poche centinaia di metri, viene raggiunto tra alti muretti a secco dove il Mausoleo “Cento Pietre” sembra attenderci da sempre unitamente all’adiacente chiesa di San Giovanni eretta nel X secolo. Questo mausoleo sepolcrale detto le “centu petre” è stato composto già nel IX secolo sfruttando lastroni provenienti dall’antica Vereto ed era costituito originariamente da cento megaliti (ora sono 99 qualora aveste la pazienza di contarle).
Fu eretto in memoria del Generale barone Geminiano messaggero di pace trucidato dai Saraceni poco prima della battaglia di Campo Rè a Vereto (città messapica rasa al suolo e ormai rappresentata dalla omonima chiesetta costruita su di un promontorio non molto lontano da Patù). Vale la pena raggiungerla, se non altro per la posizione strategica e panoramica, posta com’è tra mare ed entroterra ma anche per il gusto di scalare uno strappetto che arriva ad impennarsi al 18%.
La quiete
A stretto giro ecco Giuliano, borgo silenzioso e ben curato con al suo centro una delle poche fortezze salentine che mantiene la fisionomia originaria. A seguire Barbarano che custodisce l’unica torre rimasta di un antico castello. Terminata la scorpacciata di piccoli borghi in rapida successione, una bellissima sensazione di solitudine ci pervasiva; meno di dieci chilometri di dolci sali e scendi tra stradine che assecondano le ruote della bici nella quiete dell’entroterra salentino fino a scorgere d’improvviso Presicce.
Si raggiunge letteralmente tuffandosi giù per dei tornanti stupendi sorretti ai fianchi da muri in pietra che ricordano strade antiche dei tempi ormai passati. Presicce e Acquarica del Capo, anch’esse appaiate senza soluzione di continuità, segnano il lembo opposto a Leuca rispetto al percorso.
Sentiero dei Fani
Escludendo un centinaio di metri di strada provinciale, il percorso si snoda su stradine asfaltate tra uliveti ormai disseccati dalla xylella e nuovi impianti, appezzamenti coltivati a grano e piccoli vigneti fino al sentiero dei Fani che percorre l’omonimo canalone oasi naturale ricca di biodiversità ancora incontaminata. Per chi vorrà potrà deviare per sentieri stretti adatti più al trekking o mtb molto tecnico e meno adatto al cicloturismo.
Da augurarsi che, chiunque si avventuri nel canalone, entri in punta di piedi ed abbia la consapevolezza di attraversare un patrimonio naturalistico/storico unico racchiuso in poche centinaia di metri e posto in un ecosistema tanto bello quanto delicato. Tutto ciò deve essere preservato da atteggiamenti irrispettosi.
Il Verde smeraldo
I ruderi di Aparo Valentini e Don Cesare sembrano appaiati nel loro appoggiarsi dall’alto del costone nella macchia mediterranea che si affaccia sul mar ionio color verde smeraldo. Attraversare questo tratto utilizzando le stradine bianche ed i sentieri in discesa è un colpo d’occhio meraviglioso.
Per non farsi mancare nulla si pedala sulla provinciale per quasi due chilometri verso nord-ovest modo da costeggiare successivamente le bellissime spiagge una volta invertito il senso di marcia a ridosso dei canali di bonifica.
Finibus Terrae
Lasciata la costa per risalire nell’entroterra si raggiunge Salve ammaliati da un ingresso secondario pittoresco e poi ancora Morciano di Leuca in cerca di fortificazioni. Da Morciano di Leuca si discende ondeggiando giù per tornanti scenografici con vista mare e, con le dovute proporzioni (noi non siamo in grado di volare),
come fossimo gabbiani si vola seguendo il mare verso sud-est, magari sospinti da una lieve brezza, rapiti da scorci e profumi che solo il mare sa sprigionare, fino alla fine, Finibus Terrae… appunto.