Il Salento Bizantino – Il privilegio dell’asino
“L’olfatto? E’ appagato anche quello. Il profumo che persiste nei vicoli dei centri storici dei borghi e nelle campagne attraversate è fantastico: ciocchi di legno d’ulivo profumati e da ardere accantonati ai bordi delle case in attesa di essere accatastati per l’inverno, l’odore del bucato fresco appena steso nei giardini di casa, i vapori dei fornelli in pieno fermento che fuoriescono da cucine affacciate sui vicoli, i mercati con le bancarelle piene di…”
– Dal punto di vista di Komoot
Il privilegio dell'asino
Prefazione
Se c’è un luogo nel basso Salento dove respirare aria di storia millenaria e che non sia identificabile con un solo edificio o con una struttura specifica allora quella è l’area posta a nord di Vaste. In un ordine cronologico abbozzato possiamo imbatterci in tracce indelebili lasciate da messapi, romani, e monaci bizantini. Quell’area oggi viene identificata come fondo Giuliano e/o “Parco dei Guerrieri”.
Attraversarla, avendo l’accortezza di osservarne i segni fisici che coprono un arco temporale di oltre duemila anni, mi emoziona sempre molto. Per dare un idea di quanto presente in un raggio di circa ottanta ettari, basta citare la necropoli paleocristiana con la sua “tomba del Cavaliere”, i ruderi di mura difensive dell’antica città di Basta databili intorno al IV – III secolo a.C, i resti del martyrion, luogo di culto del V secolo, e ancora, un villaggio japigio, la cripta dei Santi Stefani (anno mille circa).
Chi ha vissuto in tempi non molto lontani, allorquando la vita della gente comune era legata alla pragmaticità della sopravvivenza, avrà arato la terra scalciando quà e la oggetti che al giorno d’oggi verrebbero catalogati come “reperti archeologici”, avrà sfruttato cavità esistenti dalla notte dei tempi usandole come deposito di qualsivoglia genere oppure come ricovero per animali. Era la normalità, un pò come gli Svizzeri che non badano più alla cioccolata (lo so, è un clichè che gli ho affibiato) oppure i romani (intesi come attuali residenti del Comune di Roma) che incuranti gironzolano intorno a monumenti che il mondo invidia… A proposito dell’invidia peccato mortale, io, morso da essa, penso al racconto in cui si narra dell’asino di proprietà di un prete e che ha avuto il privilegio di vivere e lavorare in quell’area ed in particolare di riposare all’interno della cripta dei Santi Stefani riccamente decorata. Chissà quante crisi mistiche gli saranno venute nottetempo… e non mi riferisco al prete.
(per gli approfondimenti dei cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete)
Il privilegio dell’asino
In sintesi
Tutte visibili dal percorso pedalato,
Le Cripte a volte non sono direttamente accessibili in bicicletta ma si necessita di percorrere brevissimi tratti addirittura a piedi oppure sono di pertinenza di proprietà private. Bisognerà informarsi sulla possibilità di visita. Sono presenti dei punti di ristoro come masserie adibite ad agriturismo o ristoranti durante tutto l’arco del percorso.
P.S.: Adatto a tutte le tipologie di biciclette salvo che per brevissimi tratti di strada non asfaltata (laddove necessario, scendere dalla bici e percorrere a piedi i cento metri non indicati alle bici con pneumatici da strada).
Questo l’elenco dei punti di rilievo in ordine di passaggio partendo da Poggiardo:
- – Museo degli affreschi cripta S.Maria, Poggiardo
- – Chiesa S.M. di Pompignano, Muro Leccese
- – Grotte basiliane, Muro Leccese
- – Cappella votiva Nome sconosciuto, Muro Leccese
- – Chiesa Santa Marina, Muro Leccese
- – Cripta Maria SS Assunta, Sanarica
- – Basilica San Salvatore, Sanarica
- – Chiesa Santa Maria di Miggiano, Muro Leccese
- – Cripta Madonna della Consolazione, San Cassiano
- – Cappella Madonna dell’Itri, Nociglia
- – Cappella San Rocco, Surano
- – Santuario Maria SS di Costantinopoli, Marittima
- – Basilica bizantina di Castro
- – Cripta Madonna della Grotta, Ortelle
- – Chiesa ipogea Santi Stefani, Vaste
Presenta un unico tratto di circa trecento metri di dislivello intenso durante la risalita verso Castro. Porre attenzione agli attraversamenti di arterie stradali principali con traffico automobilistico prevalente.
Il privilegio dell’asino
Esperienza e sensazioni
La mitezza del percorso
Parto subito con il riassunto del percorso in quattro aggettivi: semplice, tranquillo, bello, fruibile. Se non fosse che per poche centinaia di metri percorsi su strade bianche o comunque non asfaltate, questa sarebbe la prima volta in cui attraverso le terre salentine su stradine secondarie asfaltate senza soluzione di continuità. Addirittura sarei tentato di consigliare l’uso di biciclette di ogni genere, basta che aggiunga la postilla “laddove necessario, scendere dalla bici e percorrere a piedi i cinquanta metri non asfaltati.
I dislivelli sono quasi nulli e dall’unico tratto in salita si gode di una vista panoramica che distrae totalmente dalla fatica che si accumula durante quel paio di centinaia di metri, è la via di accesso a Castro. Il resto è identificabile con i quattro aggettivi espressi in precedenza.
Tratti posti su ciclovie anzichè a priorità ciclabile o stradine secondarie di campagna con traffico automobilistico quasi nullo congiungono i punti bizantini di rilievo. Se poi ci aggiungiamo che le temperature miti di questa stagione autunnale baciata dal sole ed il vento che timidamente affiora piacevolmente ci accarezzano, il gioco è fatto.
I sensi stimolati
L’olfatto? E’ appagato anche quello. Il profumo che persiste nei vicoli dei centri storici dei borghi e nelle campagne attraversate è fantastico: ciocchi di legno d’ulivo profumati e da ardere accantonati ai bordi delle case in attesa di essere accatastati per l’inverno, l’odore del bucato fresco appena steso nei giardini di casa, i vapori dei fornelli in pieno fermento che fuoriescono da cucine affacciate sui vicoli, i mercati con le bancarelle piene di frutta e verdura e i polli in cottura sullo spiedo che inebriano l’aria stuzzicando la fame dei passanti che si accalcano ai camioncini ambulanti, macchia mediterranea che diffonde l’odore delle sue erbe e bacche,
terra appena arata nei campi in cui mettere a dimora le piantine che sprigiona il profumo di umido caratteristico, stallatico che riposa a ridosso delle piccole masserie che spezza come un punto esclamativo il susseguirsi degli aromi gradevoli respirati, lo spandersi della fragranza legata alla segatura della potatura degli ulivi che ancora resistono alla xylella.
Il rimedio
Tutto ciò mi ha inebriato strada facendo, impossibile descriverlo con le parole ma, ne sono sicuro, tutti noi possiamo immaginarlo. Il cervello, si sà, spesso associa alle immagini gli odori percepiti in esperienze passate e quindi,
se non si riesce a percepire quanto umilmente descritto, probabilmente è dovuto al fatto che manca l’esperienza di trascorrere l’autunno in Salento. Ma si può sempre rimediare…