Pietre, pietre e soltanto pietre… Quante volte nel Salento, guardando in modo distaccato attraverso il finestrino di un’auto oppure di un treno abbiamo avuto la sensazione di attraversare luoghi brulli e spigolosi? La massiccia presenza di pietre sparse al suolo conferisce una percezione di povertà paesaggistica laddove il contrasto del bianco delle superfici calcaree con il mare blù non è presente rendendo il tutto meno attrattivo. Chi ci abita poi neanche ci fa caso tanto da far percepire queste pietre addirittura come invisibili.
Considerazioni iniziali
Dinuovo l’occhio distratto ci inganna, dinuovo la natura ci sorprende quando l’interazione con l’essere umano è costruttivo e fruttuoso per entrambe le parti, quando la Storia del Salento vuole raccontarci di un passato ricco di sfaccettature.
Menhir, Dolmen, Specchie, costruzioni megalitiche, carraie pietrificate e marmitte dei giganti e ancora pagliare e muretti a secco, sono elementi ormai mimetizzati e poco riconoscibili se non addirittura scomparsi. L’uomo che faticosamente in tempi remoti lì li aveva posizionati (a volte per motivi ancora oggi oggetto di studio) ha anche cominciato a riposizionarli, a reimpiegarli. D’altronde, le pietre sono materiale riciclabile all’infinito e, quand’anche presente in abbondanza, si fa meno fatica a riutilizzare manufatti già pronti anzichè lavorarli. E’ un po’ quello che è accaduto e che accade ancora oggi con le specchie, esse vengono utilizzate come serbatoi di materiale pietroso da riutilizzare altrove, nulla di nuovo, lo si è sempre fatto. A differenza del passato però, oggi dovrebbe esserci più consapevolezza del valore storico e magari anche funzionale e dunque andrebbe tutto trattato con meno superficialità e anzi valorizzato.
Quali domande?
Come hanno fatto gli antenati a spostare e posizionare massi che pesano anche tonnellate pur in assenza di aiuti tecnologici moderni? Cosa li ha spinti a metterci tanta energia per costruire, impilare, spostare megaliti? La necessità di bonificare e recuperare terreni idonei alla coltivazione ha indotto a sfruttare il materiale di risulta più facilmente reperibile come le pietre per secondi fini?
🛰️ La Mappa
Le aspettative
Indubbiamente i megaliti la fanno da padrona in questo racconto, semplicemente perchè donano, a seconda della sensibilità soggettiva, un’esperienza finanche mistica nel vederli, scrutarli, nell’incontrarli. Storie millenarie narrate e destinazioni d’uso ignote fanno da generatori e amplificatori di emozioni che rendono le pietre inermi vive, fiere ed identitarie del Salento.
La condivisione
Questa volta Salento Bike Trail condivide la paternità di questo Tema con Sandro Dumas (alias ancient_salento). Appassionato di megaliti in generale e soprattutto di quelli salentini, ha deciso di condividere con noi il racconto di questo percorso mettendo a disposizione le sue conoscenze in materia, conoscenze acquisite grazie alla curiosità che lo spinge, non per professione ma per pura passione, a scoprire aneddoti, racconti, storie e leggende riguardanti le pietre del Salento, pietre che custodiscono gelosamente segreti dalla notte dei tempi. Insieme proviamo a svelarli usando, a nostro avviso, il mezzo di trasporto più idoneo per farlo. La bicicletta… Grazie Sandro!
Quale obiettivo?
Come al solito, Salento Bike Trail sfrutta le stradine secondarie ed i sentieri tipici del Salento per unire tra loro i luoghi ad interesse tematico. L’intento è quello di far scoccare dentro la testa di ognuno di noi la scintilla della curiosità e la voglia di approfondire le argomentazioni pocanzi esposte facendole vivere e toccare in prima persona.
Suggerimenti
La percorrenza delle tracce durante il periodo di alta stagione (luglio – agosto) è meno indicato per motivi meteorologici (alte temperature) e, soprattutto, a causa dell’aumento esponenziale del traffico stradale e il notevole flusso turistico nei luoghi più rinomati. Per gli approfondimenti riguardanti i cenni storici, fare riferimento tra le altre, alle fonti disponibili ampiamente in rete.